Wednesday 31 May, 2006

"Viaggiare per commuoversi di fronte ad un panorama
Viaggiare per capire di non avere nient'altro che la propria libertà.
Viaggiare per essere cittadini del mondo,
che in fondo in fondo è anche nostro...
Che in fondo in fondo ci appartiene,
oltre l'impedimento delle bandiere,
oltre l'impedimento del tempo,
dove finisce un tramonto e si azzera il giorno...
Viaggiare per vivere al di fuori del confine della monotonia...
Viaggiare per un sogno o semplicemente per un'illusione..."
anonimo di rete



un altro mercoledì della mia vita...non saprei darne il numero esatto, ma credo di poter esser sicura nel dire: "l'ennesimo"!....anche ieri l'ennesimo giro burocratico...dopo aver fatto una fila romana di un'ora mi sono sentita dire che forse l' Ambasciata abbisognava del mio certificato di residenza...nooooooooooooooooooooooooooooooooo ( disperazione allo sportello ) ma il buon thomas ha risolto tutto appuntando ai lati della richiesta visto "cancellato" (intenedeva passaporto precedente)..punkt..ora non mi rimane altro che tornare all'Ambasciata per ritirare passaporto attuale, il mio vecchio passaporto di cui mi ridaranno solo la foto (il carteceo lo terranno in perenne stato di degradazione nel loro archivio computerizzato a cartelle di cartone) , un certificato da tenere sempre con me ed il passaporto di mia cugina...tutto fatto in men che non si dica: solo tre viaggi a Roma!

ma ora posso passare al lato "pungente" dell'organizzazione viaggio: i vaccini...minkiolla quante punture dovrò fare: epatite, tifo, malaria,febbre gialla e tetano...e poi altre a mio piacimento...se ne sono rimaste.
mi farò coraggio e lascerò che il culetto venga bersagliato da questa scarica di aghi...che poi, ora che ci penso: forse saranno solo punturine al braccio...meglio, anche se avrei preferito pillole da prendere per bocca o addirittura compresse da sciogliere in acqua come aspirine....mi sottoporrei addirittura ad un ciclo di supposte...ma devo seguire correttamente e scrupolosamente le direttive dell' ex ministero della sanità...

ora rimane il "toto-shopping": cosa portare, cosa non portare, cosa non userò, cosa comprare, cosa non comprare, cosa lasciare cosa e cosa potrebbe servirmi per cautela...mmm, non mi ha mai data preoccupazione preparare la valigia, ma per questo viaggio sono a galla...penso proprio che io, mia cugina e la ns amica ci ritroveremo anche per organizzare la valigia, oltre che per itinerari e cose varie...

come ve la cavate con l'organizzazione di un viaggio? siete attenti e scrupolosi? siete "last minute" ? attenti a strade da percorre e seguire? attenti alle scarpe da indossare per ogni percorso? siete tipi da avventura o reagite male se a colazione vi danno il mango anzichè la papaya come "da contratto?
per quanto mi riguarda mi piace andare all'avventura ma non troppo...mi piacciono i last minute, ma non troppo...mi piace organizzare in tempo, ma non troppo..

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Monday 29 May, 2006

"Ciascun uomo porta due bisacce, una davanti, l'altra dietro, e ciascuna delle due è piena di difetti, ma quella davanti è piena dei difetti altrui, quella dietro dei difetti dello stesso che la porta. E per questo gli uomini non vedono i difetti che vengono da loro stessi, mentre vedono assai perfettamente quelli altrui".
Esopo

c'è una perversa forma di godimento nell'individuare i difetti altrui..per alcuni quasi una cattiveria maniacale che sfocia nella piccineria d'animo....è facile vedere i difetti altrui, come ci si sente soddisfatti a scoprirne di altri in persone a noi già note...gli psicologi dicono che i difetti che riusciamo a riconoscere negli altri, sono gli stessi che ci appartengono ma che celiamo a noi stessi...come se vedere i difetti altrui sia un modo per nascondere i propri...alcuni vivono sbeffeggiando i difetti degli altri, ridendo e motteggiando non solo vizi ma anche difetti fisici: gobba, occhi storti o denti asimmetrici...
eppure questa presa di coscienza altrui non è da tutti: nel senso che non tutte le persone badano così minuziosamente agli altri come fanno alcuni..credo ci sia una tattica, una tecnica affinata nel corso degli anni..vivacità di spirito, prontezza e intuito sono fondamentali nella scoperta dei difetti e nell'ottima scelta del difetto da motteggiare..come se l'individuo sapesse capire e colpire il suo simile nel punto dolente ...
alcuni degli "inquisitori" ne fanno un motivo di vezzo (strano ma vero)...altri solo un passatempo mentre si passeggia o si prende un caffè seduti ad un tavolo in centro...
ciò che non capisco?perchè questa indulgenza? perchè questa intransigenza nei confronti di un naso storto?non dobbiamo essere nè tutti uguali nè simili nè belli nè perfetti..eppure l'uomo è cattivo...

Saturday 27 May, 2006

"L'apprendere molte cose
non insegna l'intelligenza."
Eraclito

Thursday 25 May, 2006

sono mancata qualche gg e le cose son cambiate... in qst gg ho assistito alla frustrazione di persone che nn sanno accettare dei compromessi..che pretendono, che sperano e idealizzano...( e la carogna sale)..mi è stata chiesta una giustificazione per una qualsiasi delle mie azioni..ed io mi sono stufata...( e la carogna sale)..sono stufa e stanca di dover spiegare le ragioni delle mie azioni..di dover rendere palesi le ragioni delle mie scelte..di appellarmi alla pace dei popoli per fare e concepire delle emozioni..mi sn stufata di consolare e ascoltare gli altri..ne ho piene le tasche ma c'è gente in giro che nn lo ha capito..ed io lo rimarco qualora nn avessero capito...mi riferisco a tutti quelli che in qst periodo hanno pensato di avermi resa felice o di avermi fatto favori e di avermi fatta svagare....basta, basta, basta..voglio un periodo solo per me...voglio solo ape e sempre ape..mi fido di pochi e difficilmente riuscirò ad aprirmi agli altri...sono carina e gentile, ma nn sempre..anzi che nn me lo si dica spesso, altrimenti mi altero..non sono una bambina e non credo a babbo natale,mi illudo ma ho imparato a calibrare e gestire le mie emozioni..devo controllare tutto intorno a me e ci sto riuscendo..ho fatto male a qualcuno? me ne dispiace, ma per ora nn è affar mio.. io devo andare avanti..i progetti sono molti ed il tempo poco...ora studio: è la cosa principale da fare..

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ora torniamo al post precedente
....i commenti (in parte) mi danno ragione per quanto con l'amore si debba andare cauti...imperatori e padroni delle proprie emozioni...niente attricette del destino e niente allarmismi per un uomo che si interessa alla ns persona: sicure e decise, costanti nelle risposte, tranquille e serene, determinate a non farsi del male, niente parti da recitare, nè copioni già scritti nè plot arrangiati e falsificati dall'altrui sentimenti...niente mendicanti del cuore e affetto...mendicare è sempre brutto: denaro, affetto, fortuna o soldi che sia...pazienza e autonomia..fare i "tappetini" non porta a nulla, anzi sventura e solitudine...non so quale gusto ci sia a mendicare un sorriso o una risposta da un ragazzo che non ti si "caga" di pezzo...secondo me (e secondo altri da ciò che si rileva dai commenti) non è produttivo e va contro ogni regola della dignità personale...io l'ho fatto, lo dichiaro e lo scrivo a chiare lettere ma ho imparato..dò il necessario che mi serve per star bene IO e poi aspetto..si deve far così, altrimenti si sfinisce l'altro e lo si allontana ancor di più...aria pulita intorno e tempo per respirare..estenuare e cercare spiegazioni delle mutande a righe non fa bene alla coppia che deve nascere o già nata.. quindi: gettare l'amo e aspettare..so che è difficile e so che si soffre,ma è il miglior modo per non soffrire di più....il discorso si "complica" e si arricchisce di sfumature rilassanti quando si incontra la donna/uomo della tua vita...e lì è "tutto un altro paio di maniche"...


Monday 22 May, 2006

In amore non essere un mendicante,
sii un imperatore.
Dà e resta semplicemente a vedere che cosa accade...
Osho Rajneesh
.....ed io ne sono convinta....

Sunday 21 May, 2006

one mango, please.
non potevo scrivere un post, pubblicando una semplice foto..anche perchè ce ne sono di cose da dire su questo frrutto!....dopo aver parlato di santità,di falsità, di diritti femminili e culture, è giunta l'ora di tornare a parlare di cucina....finalmente torno tra i fornelli per farvi assaggiare qualche "ricettuncola" dal sapore dolce, dal colore giallo e dalla polpa profumata e sfilacciosa..
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come prima cosa,gustatevi la dolcezza di questo pane...noi italiani, grandi panificatori, non siamo abituati a certi profumi, ma vi garantisco che si può provare di tutto.
Pane tahitiano.
Ingredienti:
175g di farina, 100g di farina integrale, 175g di zucchero, 1 cucchiaino di bicarbonato, 1 cucchiaino di lievito, ½ cucchiaino di sale, 240ml yogurt bianco, 2 albumi piuttosto grossi, 2 cucchiai di olio vegetale, 1 cucchiaino di estratto di vaniglia, ½ cucchiaino di zenzero candito, il succo e la scorza di 2 arance, 100g di mango essiccato, 100g di ananas essiccato
Preparazione:
Scaldate il forno a 180°C e imburrate leggermente uno stampo...In una grossa ciotola, miscelate insieme le farine, lo zucchero, il bicarbonato, il lievito ed il sale. In un’altra ciotola, miscelate insieme lo yogurt, i bianchi d’uovo, l’olio, il succo d’arancia, la vaniglia e lo zenzero. Aggiungete il composto di yogurt a quello di farina e mescolate giusto per amalgamare gli ingredienti. Non mischiate eccessivamente o sbattete il composto. Unite la scorza d’arancia, il mango e l’ananas fino a che siano ben amalgamati, versate il composto nello stampo preparato e livellate la superficie.
Infornate per 50 minuti o fino a che uno stuzzicadenti inserito nell’impasto non venga estratto completamente pulito. Lasciate raffreddare nello stampo per 10 minuti prima di rimuovere la torta e fate, successivamente, raffreddare su di una griglia.
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il mango è ricco di vitamina A, C e calcio, zuccheri, fibre e betacarotene....antiossidante,diuretico e lassativo,delle ricerche hanno dimostrato che il mango inibisce il tumore pancreatico... l'antiossidante trovato nel mango e’ “Lupeol”, che e’ utilissimo nelle malattie del cuore, tumore e antinvecchiamento...
l’antiossidante si forma nel mango a seguito dell’effetto che l’intenso caldo e l’acqua hanno sul frutto in natura.
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e visto che l'estate comncia a farsi sentire ed il caldo è insopportabile....
Dessert di mango
Ingredienti:
2 manghi (che siano morbide al tatto), 2 cucchiai di miele, 1 ananas (nella buccia deve predominare il colore arancione), 1 papaia (la buccia deve essere ingiallita ed il frutto morbido al tatto), 1/4 kg di fragolone, 1 banana matura, 2 prugne fresche
Preparazione:
Dopo di avere sbucciato i manghi, passare nel frullatore e dopo in un colino doppio. Aggiungere il miele e disporre questa crema in sei coppe da frutta. Pulire l'ananas e tagliare in cubetti, così come gli altri frutti. Mettere sopra alla crema di mango e decorare con foglie di menta fresca. Far raffreddare prima di servire.

Saturday 20 May, 2006

"la santità non è un lusso"

Madre Teresa di Calcutta.




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Friday 19 May, 2006

il concetto di falsità ingloba nel suo espletarsi l'atteggiamento elusivo?
il detto" meglio soli che male accompagnati" vale in qualsiasi situazione?
è meglio meditare una vendetta o agire d'istinto?
se un ragazzo ti chiede" se faccio la festa per il mio compleanno ci vieni?" e tu rispondi " sì" e lui fa la festa senza di te, cosa significa? ha del bastardo l'azione in sè per sè?


nb:mi scuso con coloro che hanno commentato prima della mia ri-elaborazione...abbiano pazienza.

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Tuesday 16 May, 2006


l’India: un paese misterioso e affascinante, con una tradizione millenaria di riti e culti sconosciuti e difficili da comprendere dal mondo occidentale. Fra di essi, forse il più crudele, il rito della sati, l’immolazione delle vedove che si gettano sulle pire dei mariti defunti, non è ancora del tutto scomparso e viene praticato, illegalmente, da donne che sembrano non avere più un futuro e neppure un’identità senza il loro consorte.

dà fastidio alle donne occidentali sentir parlare di donne sfruttate. E' un ritornello per noi che siamo libere e padrone di noi stesse, passiamo i giorni a fare le cose che non interessano niente, gente di cui non ci importa, giri di acquisti ed epidemie di depressione.

la donna indiana ha montagne sulle spalle: ignoranza, feudalesimo,paura, superstizione oltre alla schiavitù che condivide con l'uomo. Eppure a vederla sembra una regina: cammina come una dea ed emana un lento piacere, porta pesi e batte per ore nei mortai, semina riso, solleva anfore d'acqua e resta eternamente bella, come se il suo unico obiettivo fosse quello di tintinnare i bracciali al polso...
al momento della prima mestruazione, la bambina indiana, già da tempo sposata,abbandona la gonna e la camicetta di stracci per avvolgersi nel sari... la donna senza figli è una mostruosità, l'uomo potrebbe rifiutarla, come se il suo corpo non producesse frutti.. le sterili offrono sacrifici alla dea Kalì leccando gli schizzi di sangue sui ceppi dove vengono decapitate le capre...offrono ghirlande agli dei,a Ganesh dalla testa di elefante, bonario protettore della felicità coniugale,consulta sacerdoti e indovini... la donna è fatta per piacere all'uomo... la madre insegna alla figlia ad augurare "salute" al marito che starnutisce e a dirgli che egli sarà anche il suo amante ...
così Tagore la celebra in una sua poesia

Donna, non sei soltanto l'opera di Dio,
ma anche degli uomini, che sempre
ti fanno bella con i loro cuori.
I poeti ti tessono una rete
con fili di dorate fantasie;
i pittori danno alla tua forma
sempre nuova immortalità.
Il mare dona le sue perle,
le miniere il loro oro,
i giardini d'estate e loro fiori
per adornarti, per coprirti,
per renderti sempre più preziosa.
Il desiderio del cuore degli uomini
ha steso la sua gloria
sulla tua giovinezza.
Per metà sei donna,
e per metà sei sogno.



vorremmo fare qualcosa...vorremmo per lo meno alleviare il dolore di questa donna..vorremmo almeno poterle dare una mano, aiutarla a prendere l'acqua del pozzo, a seminare il riso o pestare il coriandolo...
donna, presto sarai libera, ma si tratta di vera schiavitù?


Saturday 13 May, 2006

elugubrazioni psico - gastronomiche sulla patata

adoro le papate..le adoro qualunque sia la loro forma..le adoro qualunque sia il loro condimento...le adoro qualunque sia la loro provenienza, anzi più vengono da lontano e più la mia fantasia culinaria tenta di creare pietanze consone alla bontade di questo tubero...a pasta bianca, a pasta gialla, rosse o novelle, io adoro le patate..le adoro per la polpa, per la fragranza, per il profumo di terra bagnata che emanano...le adoro per l'amido che contengono...mi definisco una patataia e da grande mi piacerebbe fare la pataticoltrice....avrei potuto fare la pubblicità con rocco se solo avesse avuto un doppio senso meno intuibile...adoro le patate fritte a sfoglia della mamma.."le chips sono state create nel 1853 da George Crum, cuoco in un prestigioso hotel di New York. ..tra i suoi clienti c’era il magnate delle ferrovie Cornelius Vanderbilt, che si lamentava delle patate fritte troppo grosse e pesanti...non più dei suoi reclami, Crum affettò le patate in sfoglie sottilissime e le buttò nell'olio fino a farle diventare leggere e croccanti"...adoro le patate arrosto nel forno a legna...adoro le patate lesse condite con olio aceto sale e pepe...adoro lo sformato di patate..adoro il purè....adoro le patate sotto i carboni..adoro le patate ripiene..adoro i cubi di patate in padella...adoro la pizza con le patate e la focaccia con le patate ...
..la patata arrivò negli Stati Uniti attraverso l'Irlanda nel 1719... nel 1845-49 una paurosa carestia di patate colpi l'Europa....molti irlandesi, per non morire di fame dovettero allora emigrare negli Stati Uniti...e poi la patata contiene amido e per questo può essere mangiata al posto della pasta o del riso... contiene inoltre le vitamine A, B1, B2, fosforo e ferro. ..mi ero dimenticata: le patate duchessa ed il pesce arrosto con patate (preferibilmente spigola o fravolino o orata)... adoro il tortino di alici con patate...adoro gli gnocchi di patate ed ho sperimentato che fatti con le patate rosse, riescono di una consistenza migliore... adoro l'insalata di patate e le patate alla griglia...le patate al cartoccio..ed i culurgiones sardi ripieni di pecorino patate e menta...patate versatili e nutrienti....

la prima ricetta di cui si è a conoscenza è tedesca e risale addirittura al 1581, ma in Francia è stato ritrovato un ricettario completo dedicato alla patata del 1793...in Italia, dov’era stata introdotta dal granduca Ferdinando II di Toscana, la patata ebbe scarsa fortuna, tanto che fino al 1580 fu usata solamente come pianta per ornare i giardini... in Europa infatti, per quasi due secoli, la patata venne considerata solo una curiosità botanica e una pianta da giardino, per la bellezza dei fiori.... le ragioni? innanzitutto l’aspetto inconsueto e l’appartenenza alla famiglia delle solanacee (come la belladonna o la dulcamara), piante dalle foglie velenose in odore di stregoneria o considerate dannose per la salute... inoltre questi tuberi, che molti in Europa chiamavano “tartuffole”, non erano citate dalla Bibbia e, maturando sotto terra, venivano considerati da alcuni il “pane del diavolo”... era una pianta diversa da quelle a cui erano abituati gli europei: il fatto che non si potesse mangiare cruda la rendeva poco attraente agli occhi dei contadini, che non sapevano bene come consumarla... non furono comprese le qualità nutrizionali del tubero, ritenendo che la sua parte commestibile fossero le foglie... giudicato un alimento malsano, la pianta contiene solanina, l’apostrofarono come cibo “capace di provocare effetti allucinogeni e di dare alle streghe il potere di volare”...
...nel 1565 Filippo II di Spagna inviò al Papa un certo quantitativo di patate, che vennero scambiate per tartufi e quindi assaggiate crude, con ovvio disgusto....ci vollero prima la guerra dei Trent’anni (1618-1648) e poi le epidemie e le carestie della metà del ‘700 per superare questi tabù, allargare la conoscenza delle patate e avviarne la coltivazione sistematica in Irlanda, Inghilterra, Olanda e Prussia.


"Gli indiani raccolgono le papas e le fanno seccare bene al sole, poi le usano per fare quelle che loro chiamano chuno, che si conservano anche per molti giorni e a loro serve da pane ed in questo regno se ne fa un grande commercio per le miniere del Potosì. Essi mangiano pure le papas fresche, bollite o arrostite... Esiste un notevole commercio di chuno (patate essicate) che viene convogliato verso le miniere del Potosì".
Josè de Acosta,"Historia moral y natural de las Indias Occidentales", Siviglia, 1589

"... In particolare certe radici chiamate patatas, di colore bianche, le quali lesse o arrostite sotto la brace hanno il sapore meglio e più delicato e gradevole che le nostre castagne, e possono servire invece di pane".
Francesco Carletti, "Ragionamenti del mio viaggio intorno al mondo", Firenze, 1701

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Thursday 11 May, 2006

domande inesistenziali.


1) 3 elementi/ingredienti per la felicità

2) un momento positivo della giornata (che state vivendo o che avete vissuto)

3) dire basta a ....

4) un luogo trasgressivo dove bere vino bianco

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nb: non si vince nulla.

Wednesday 10 May, 2006

esprit communautaire

l'idea di un post sul processo di integrazione europea mi è baluginato conseguentemente a commenti fatti con alcuni blogger nei gg scorsi..la mia conoscenza non va oltre quella storiografica, geo-politica studiata con storia dei trattati all'università...non toccherò quindi il discorso economico e l'euro, per ora...
parlerò invece delle basi di partenza, delle volontà, delle speranze e delle aspettative conseguent al processo di integrazione.


nel secondo dopo-guerra l'Italia ha giocato la carta Europa per scelte politiche e diplomatiche, ma soprattutto economiche...la cooperazione europea era considerata dal governo italiano il percorso privilegiato per inserirsi su un piano di parità con le principali nazioni europee. nel 1947 l'Italia guidata da Einaudi e De Gasperi decise di aderire alle istituzioni di Bretton Woods: fu considerato un atto rivoluzionario perchè avrebbe costretta l'economia italiana a misurarsi con le mature economie industriali; l'obbiettivo era quello di legare l'economia italiana ad un vincolo esterno in grado di creare sempre maggiori e più profondi legami con l'Occidente industrializzato...si doveva partecipare perchè si sarebbe superato il disagio di nazione sconfitta e si avrebbe avuta l'opportunità di giustificare scelte difficili ed impopolari come scelte europeiste....l'edesione ai piani europei (Schuman e Pleven) favoriva all'Italia una modernizzazione economica e politica, lo sviluppo di una dimensione istituzionale per un cammino sovra-istituzionale per recuperare un proprio spazio in Europa.
Fin dagli inizi della politica di integrazione, uno dei principali motivi che hanno spinto l'Italia alla partecipazione europea è stato quello di assicurarsi l'aiuto per sostenere il proprio sviluppo economico e consentire la modernizzazione del paese...in un contesto di cooperazone multilaterale una media potenza come l'Italia ha pensato di poter comporre i propri interessi con quelli degli altri stati. ..per stare in Europa non basta solo attuare puntualmente le direttive europee e amministrare meglio i fondi europei, ma si deve contribuire a delineare una strategia europea grazie ad una presenza italiana guidata da precisi indirizzi politici.
in un discorso dell'allora Ministro degli Esteri (1998), Dini si dichiara "pronto a far valere il nostro potere di tradizione, di mediazione e , se necessario, di interdizione".

A distanza di 50 anni, possiamo dire che è stato realmente così? viviamo in Europa? siamo sopravvissuti inEuropa? abbiamo un ruolo primario? siamo trattati da Paese Firmatario?
a mio avviso c'è bisogno di un impegno europeista di tipo nuovo, tenendo conto degli errori del passato perchè possiamo finalmente essere credibili in Europa ed influenti: strategie nuove, patti, alleanze per essere competitivi.

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per suggellare i commenti di uno dei post precedenti, pubblico questo monologo..credo sintetizzi le opinioni e le impressioni di tutti coloro sono intervenuti.
Signore e Signori: Giorgio Gaber

" Tu sei un ingenuo.
Tu credi che se un uomo ha un'idea nuova, geniale, abbia anche il dovere di divulgarla. Tu sei un ingenuo. Prima di tutto perché credi ancora alle idee geniali. Ma quel che è peggio è che credi all'effetto benefico dell'espansione della cultura. No, al momento ogni uomo dovrebbe avere un suo luogo del pensiero protetto e silenzioso. La cultura deve essere segreta. Non esiste una sola idea importante di cui la stupidità non abbia saputo servirsi. Tu mi dirai che la divulgazione è un dovere civile e che evolve il livello culturale della gente. Non riesci proprio a distaccarti da un residuo populista e anche un po' patetico. Purtroppo, oggi, appena un'idea esce da una stanza è subito merce, merce di scambio, roba da supermercato. La gente se la trova lì, senza fatica, e se la spalma sul pane, come la Nutella.

No, la cultura è delicata, e anche permalosa. Ci resta male se non si sente amata... o se le viene il sospetto di non essere un bisogno vero. La cultura è come una luce che quando si espande troppo perde la sua luminosità. Il frastuono della cattiva divulgazione la affievolisce. Soltanto il silenzio ne salva l'intensità."

Tuesday 9 May, 2006


Pietro Garinei

Sunday 7 May, 2006

Una delle più grosse disgrazie dei nostri tempi è senza dubbio l'intellettuale impegnato, quello che scrive il programma della marcia e impartisce lezioni morali al prossimo, il tuttologo che dispensa lumi sulle pagine di quotidiani, il firmatario di manifesti e appelli [la pretesa del «fare» è un velleitarismo tipicamente moderno(Arconte docet)]. Moralisti e gnostici: moralisti in quanto la predica vale sempre per gli altri, mai per se stessi; gnostici perché solo loro detengono la «conoscenza che salva» (gnosi, appunto).

Tommaso Campanella considerava gli intellettuali come cavalieri della sapienza "venuti a debellare tre mali estremi:iposcrisia,tirannide e sofismi".

Tocqueville che considerava gli intellettuali come il più pericoloso dei gruppi umani, affermava: "È sempre da preferire un modesto amministratore, un politico mediocre al più brillante degli intellettuali. Meglio, molto meglio per tutti la prosa del burocrate piuttosto che lo smalto fascinoso di coloro che per mestiere fanno gli intelligenti". Quelli che Tocqueville chiama i «letterati politici» spinsero la società nel baratro in nome del teorico, dell'ingegnoso, dell'astratto, del nuovo, del sorprendente a ogni costo.
Privi di responsabilità e di esperienza della società concreta, non conoscendo le difficoltà della reale amministrazione degli uomini e delle cose, criticarono (e lo fanno tutt'ora) chi deve confrontarsi ogni giorno con il mondo come è e lo fanno in nome di un mondo «come dovrebbe essere» secondo le loro teorie alquanto mutevoli.

Per Bobbio, la cultura deve avere sì una sua autonomia, ma essa deve interagisce anche con il potere politico ed economico....gli intellettuali hanno il compito di indirizzare i politici con le loro conoscenze... inoltre Bobbio sostiene che la differenza fra un politico ed un uomo di cultura sta nel fatto che il secondo cerca nella politica eticità e fini ultimi, perché la cultura non venga ridotta a sola dimensione della politica.

Gaber cantava:
Gli intellettuali sono razionali
lucidi, imparziali,
sempre concettuali sono esistenziali,
molto sostanziali
sovrastrutturali e decisionali.
Gli intellettuali fanno riflessioni
considerazioni piene di allusioni
allitterazioni, psicoconnessioni
elucubrazioni, autodecisioni.


Krishnamurti (15 Luglio 1973)
" Spero che voi e io stiamo vedendo la stessa cosa, che stiamo comprendendo, non solamente in modo verbale, il fatto che, per risolvere questi problemi,siano questi di natura economica, sociale, religiosa o personale, abbiamo bisogno di una mente e di un cuore che non siano creati dal pensiero. Il pensiero non risolverà alcun problema proprio perchè questi problemi sono stati creati dall'attività stessa del pensiero; e il nostro problema principale è quello di dare vita ad un cambiamento psicologico radicale, rivoluzionario, fondamentale"


In televisione assistiamo a dibattiti politici, conversazioni, dialoghi, incontri, match televisivi ed in ogni trasmissione c'è l'intelletuale, il viaggiatore, il sognatore di una realtà migliore ma utopistica, un sapiente della realtà delle cose teoriche...in ogni epoca storica ci sono stati e ci saranno gli intellettuali che con le loro opere contribuiscono alla vita culturale e sociale del paese ma quel che mi chiedo è: che lavoro fanno gli intellettuali?

Thursday 4 May, 2006



a tavola
In India si mangia con le mani, per avere anche un rapporto tattile con il cibo: toccando il cibo, infatti, si sente la temperatura e il grado di cottura. Il boccone è preparato e portato alla bocca con la mano destra, abbassando la testa, mentre con la sinistra si aggiunge altro cibo nel piatto, si versa l’acqua nel bicchiere; ogni boccone inoltre va preparato mescolando i vari componenti e, in questo, le dita sono molto più sensibili di una forchetta.

In India si mangia seduti per terra, ma nonostante queste abitudini, il cibo è trattato con molto rispetto: non lo si tocca senza essersi lavati le mani, non lo si avvicina con le scarpe ai piedi e quando ci si siede a mangiare per terra, gli si dedica attenzione. Non si parla mentre si mangia e non si interrompe il pasto per fare qualcos’altro. Il pasto non è suddiviso in portate, ma è costituito da un piatto unico: cibi e salse vengono disposti tutto intorno al piatto, mentre nel mezzo si mette un mucchietto di riso o di pane.

le spezie
La magia della cucina indiana è tutta nelle spezie: una semplice patata, infatti, può cambiare colore, gusto, forma, presentandosi ogni volta diversa. Per esempio, cucinata con olio, sale e semi di cumino, diventa un semplice ma gustoso Aloo Zeera; invece con l’aggiunta di un po’ di pomodoro fresco, cambia completamente sapore. Si usano molto la cipolla e l’aglio, eppure i piatti non sono pesanti: un sapiente accostamento di spezie li rende digeribili.
Invece nei fritti, per esempio, mettono un pizzico di ajoain, che è digestivo e riduce la pesantezza del fritto. Molte spezie sono digestive, altre regolano la funzione epatica, altre ancora hanno proprietà disinfettanti o tonificanti, quindi tutte trovano il loro posto adatto nell’alimentazione quotidiana: la donna, che è responsabile del benessere della famiglia, conosce le proprietà dei vari alimenti e ogni giorno prepara cibi adatti alle esigenze, all’età e allo stato di salute di ciascuno dei componenti della famiglia. Provvedere all’alimentazione significa molto di più che sfamare e soddisfare il palato.
Nel preparare le spezie, queste diventano scure se vengono frittele spezie in polvere, se non sono ben cotte, non sono digeribili e producono un effetto sabbioso sotto i denti.

i legumi
In India la maggior parte della popolazione è vegetariana: per questo motivo, i legumi sono un elemento importante della dieta quotidiana.Infatti, non c’è pasto che non contenga almeno un piatto di lenticchie, ceci o fagioli. Il più diffuso è il dal, che accompagna di norma il riso o chapati (gallette di miglio e grano): è una crema di lenticchie ben cotte, e può essere insaporito con spezie a aromi nelle più varie combinazioni. In India esistono decine di tipi di lenticchie diverse, di vari colori.

pane e papad
In India si trova una grande varietà di pane, preparato con varie farine e cucinato in diversi modi: i più diffusi sono il chapati e il paratha.
Poi c’è anche il naam, fatto con farina di grano tenero che si cuoce nel tandoor: è diffuso soprattutto nel centro-nord. Il rotti, invece, con farina di grano rosso o di mais, si cuoce sempre nel tandoor, ma direttamente sulla fiamma ed è diffuso in tutto il nord. Il puri, di farina di grano tenero, viene fritto ed è conosciuto in tutta l’India.

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BAINGAN PARKORA
(Frittelle di melanzane)

Ingredienti (per 4 persone):
1 grossa melanzana
mezzo limone
1 pezzetto di zenzero come una nocciola
4 spicchi d’aglio
1 cucchiaino di peperoncino rosso in polvere
olio di arachidi
sale

Per la pastella:
300 g di farina di ceci
1 cucchiaino di semi di cumino

Preparazione
Cottura: 30 minuti
Tagliare le melanzane a rondelle di circa 3-5 mm e metterle a bagno in acqua salata.
Nel frattempo, raschiare e lavare lo zenzero, tagliarlo a pezzetti e metterlo nel frullatore con l’aglio spezzettato, mezza tazza d’acqua tiepida, il succo del limone, un cucchiaino di sale, il peperoncino. Frullare fino ad ottenere un composto omogeneo.
Versare in una terrina tre tazze di acqua tiepida, i semi del cumino, tre cucchiaini di sale e la farina di ceci.
Impastare bene fino ad ottenere una pastella omogenea e di media densità.
Lasciar riposare per dieci minuti circa.
Sgocciolare le melanzane e asciugarle bene. Passare su entrambi i lati di ogni fetta il composto di spezie frullato, accatastando a mano a mano le fette una sull’altra.
Lasciar riposare circa 10 minuti.
Riempire il kadahi per circa ¾ con l’olio di arachidi, quando l’olio inizia a fumare, abbassare la fiamma: la temperatura dell’olio dovrà restare costante.
Passare singolarmente le fette di melanzana nella pastella e friggerle.
Quando emergeranno in superficie, con un grosso cucchiaio o con la schiumarola, ricoprirle più volte con un po’ di olio bollente; subito le frittelle cominceranno a gonfiarsi.
Quando risulteranno ben dorate, toglierle dall’olio.
Servirle calde e accompagnarle a piacere con del chutrey o salsa di pomodoro.

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ed infine una favola per digerire meglio (a voi ricercare la morale): La lepre ed il leone

C'era una volta in una foresta profonda un leone, che terrorizzava tutti gli animali perché li uccideva non per fame ma per fare loro del male. Gli animali, stanchi della situazione, si riunirono per vedere se riuscivano a fare qualcosa per cambiare il tutto. Andarono dal leone, gli si inchinarono e gli dissero: "O potente leone, tu ci stai uccidendo tutti indiscriminatamente. Ti proponiamo una cosa: giornalmente ti manderemo uno di noi a scelta, ma dovrai lasciare in pace tutti gli altri!" Il leone accettò. Per primo toccò all'elefante; poi ad una scimmia; il terzo giorno fu il turno della lepre. La lepre arrivò di fronte al leone in ritardo, dicendogli: "Sarei arrivata prima, ma l'altro leone della foresta mi ha trattenuto. Scusami per il ritardo". Il leone dimenticò il suo appetito e si adirò: "come, c'era un altro leone nella foresta?" "Sì, mio sovrano e mi ha detto di dirti che appena ti incontra ti fa a pezzi!" Il leone decise di andare a cercarlo: "Dimmi dov'è!, chiese alla lepre!" La lepre lo accompagnò fino ad una radura dove c'era un profondissimo pozzo e poi gli disse, indicandogli il pozzo: "E' qui dentro!" Il leone guardò nel pozzo lepre.e vide un leone cattivo che lo guardava: gli si buttò contro... affogando miseramente. Fu così che gli animali della foresta furono salvati dalla piccola lepre.



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C'è una storia nella tradizione tibetana che credo, provenga dai sutra; questa storia parla di due rane, una che viveva in un piccolo stagno e l'altra che viveva nell'oceano.

Un giorno la rana dell'oceano si recò dall'altra rana e rimase colpita da quel piccolo stagno.
La rana che viveva nello stagno, vedendo affacciarsi l'altra rana, ebbe paura che anche lei venisse ad occupare quel piccolo stagno e così le chiese:

- "Tu da dove vieni?"
- "Vengo dall'Oceano", rispose l'altra.
- "Quanto è grande questo oceano? Forse quanto un quarto di questo stagno?"
- "No, è molto più grande"
- "Forse metà di questo stagno?"
- "No, molto più grande" ribadì la rana dell'oceano.
- "Allora potrebbe essere tre quarti di questo stagno?"
- "No, è molto più grande".

Allora la rana dello stagno meravigliata chiese:
- "Ma è grande come questo mio stagno?"
- "No, è molto più grande"
- "Questo è impossibile devo vedere questa oceano, non posso credere a quanto mi dici".

Allora la rana dell'oceano le disse:
"Vieni con me e te lo mosterò!".

Arrivati sulle rive dell'oceano la rana dello stagno vide questa enorme massa d'acqua e non riuscendo a scorgerne i confini, proprio come se fosse un grande cielo, disse:
- "Ma dove è il tuo stagno?"
- "Tutto quello che vedi, tutto questo cielo è il mio stagno", rispose compiaciuta la rana dell'oceano, mentre la rana dello stagno rimase scioccata e meravigliata.

La mente del buddhista è come l'oceano, mentre la nostra mente è come il picolo stagno.