Una delle più grosse disgrazie dei nostri tempi è senza dubbio l'intellettuale impegnato, quello che scrive il programma della marcia e impartisce lezioni morali al prossimo, il tuttologo che dispensa lumi sulle pagine di quotidiani, il firmatario di manifesti e appelli [la pretesa del «fare» è un velleitarismo tipicamente moderno(Arconte docet)]. Moralisti e gnostici: moralisti in quanto la predica vale sempre per gli altri, mai per se stessi; gnostici perché solo loro detengono la «conoscenza che salva» (gnosi, appunto).
Tommaso Campanella considerava gli intellettuali come cavalieri della sapienza "venuti a debellare tre mali estremi:iposcrisia,tirannide e sofismi".
Tocqueville che considerava gli intellettuali come il più pericoloso dei gruppi umani, affermava: "È sempre da preferire un modesto amministratore, un politico mediocre al più brillante degli intellettuali. Meglio, molto meglio per tutti la prosa del burocrate piuttosto che lo smalto fascinoso di coloro che per mestiere fanno gli intelligenti". Quelli che Tocqueville chiama i «letterati politici» spinsero la società nel baratro in nome del teorico, dell'ingegnoso, dell'astratto, del nuovo, del sorprendente a ogni costo.
Privi di responsabilità e di esperienza della società concreta, non conoscendo le difficoltà della reale amministrazione degli uomini e delle cose, criticarono (e lo fanno tutt'ora) chi deve confrontarsi ogni giorno con il mondo come è e lo fanno in nome di un mondo «come dovrebbe essere» secondo le loro teorie alquanto mutevoli.
Per Bobbio, la cultura deve avere sì una sua autonomia, ma essa deve interagisce anche con il potere politico ed economico....gli intellettuali hanno il compito di indirizzare i politici con le loro conoscenze... inoltre Bobbio sostiene che la differenza fra un politico ed un uomo di cultura sta nel fatto che il secondo cerca nella politica eticità e fini ultimi, perché la cultura non venga ridotta a sola dimensione della politica.
Gaber cantava:
Gli intellettuali sono razionali
lucidi, imparziali,
sempre concettuali sono esistenziali,
molto sostanziali
sovrastrutturali e decisionali.
Gli intellettuali fanno riflessioni
considerazioni piene di allusioni
allitterazioni, psicoconnessioni
elucubrazioni, autodecisioni.
Krishnamurti (15 Luglio 1973)
" Spero che voi e io stiamo vedendo la stessa cosa, che stiamo comprendendo, non solamente in modo verbale, il fatto che, per risolvere questi problemi,siano questi di natura economica, sociale, religiosa o personale, abbiamo bisogno di una mente e di un cuore che non siano creati dal pensiero. Il pensiero non risolverà alcun problema proprio perchè questi problemi sono stati creati dall'attività stessa del pensiero; e il nostro problema principale è quello di dare vita ad un cambiamento psicologico radicale, rivoluzionario, fondamentale"
In televisione assistiamo a dibattiti politici, conversazioni, dialoghi, incontri, match televisivi ed in ogni trasmissione c'è l'intelletuale, il viaggiatore, il sognatore di una realtà migliore ma utopistica, un sapiente della realtà delle cose teoriche...in ogni epoca storica ci sono stati e ci saranno gli intellettuali che con le loro opere contribuiscono alla vita culturale e sociale del paese ma quel che mi chiedo è: che lavoro fanno gli intellettuali?
29 comments:
Mi fermo a Toqueville,
il suo pensiero, espresso in questo post, è di una attualità straordinaria. Sembra scritto allora per i nostri tempi.
Quanti pseuto-intellettuali e politici-pseudo-intellettuali, dovrebberò studiarselo a memoria per non fare le gaffes e le figuracce che fanno!!
cara un bacione dalla non più lontana Inghilterra!! Ci sentiamo presto!
dimenticavo: qui c'è un gatto uguale alla tua Liuba! te lo faccio vedere al più presto!
brillo, ti ringrazio e torna a trovarmi!
mashall: i politici dei ns gg dovrebbero memorizzare tutte le letture politiche: dal 1789 al 1945.
ZORAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA cara, come state???spero bene e spero di vedere presto la sosia di liuba.
Tenderei a distinguere gli intellettuali (quelli veri, che probabilmente non amano definirsi né sentirsi definire tali) e i sedicenti tali, quelle macchiette che i tenutari di talk show creano e sorreggono ad arte nel tentativo di nobilitare di paroloni e libercoli la loro trasmissione agli occhi dei più ingenui.
Per il dizionario l'intellettuale è "chi ha spiccati interessi culturali; chi svolge, soprattutto professionalmente, un'attività di pensiero". Avercene. Se il termine urta o è ormai logorato dal luogo comune, parliamo allora di persone di cultura.
Tuttavia farei attenzione a criticare e fare dell'ironia a buon mercato, perché c'è chi non aspetta altro che fare di tutta l'erba un fascio (ehm) e deportare gli intellettuali (veri) lontano dai cervelli dei nuovi sudditi sottotelesviluppati.
Giusto per rispondere con una battuta alla tua domanda: il lavoro degli intellettuali è studiare e pensare, per sé e per gli altri.
Gli intellettuali?Sono coloro che avendo letto qualche libro in più pensano di poter essere filantropi. Non ne condivido proprio l'esistenza, perchè la verità sta nel mezzo, ossia un mix di teoria e di esperienza pratica. Noi tutti siamo "intellettuali" perchè tutti hanno qualcosa da insegnare, ma anche da imparare. Quest'ultima ogni tanto viene dimenticata.Male
PS: APe, ma tu, da un posto di vista "filosofico" , sei di impostazione "orientale" o "occidentale"? Te lo chiedo perchè sono corrienti di pensiero diverse e quindi diversi modi di vedere i fatti!:-)
rispondo a voi tutti, concordando con ogni tesi.
imhotep: sono di estrazione occidentale. Gli intellettuali sono tutti figli della cultura manifesta ma non ostentatoria.
Morgan: Mughini si definisce intellettuale perchè ha letto un pò più di altri. Ma se tutti leggessero di più, saremmo in grado di sorpassare la virtù intellettuale dell'occhialuto.
Non credo neanche io che possa esistere "un'attività intellettuale da tv".
Topo: è vero, dovrei stare più attenta a fare dell'ironia, anche perchè gli intellettuali veri ci mettono poco a fare il bagaglio ed andarsene.
Quello su cui volevo riflettere facendo ironia era lo stato da "intoccabile" degli intellettuali da TV di casa nostra: uno Sgarbi che si permette di insultare l'altro, non è a mio avviso un intellettuale, soprattutto perchè non accetta insegnamenti dagli altri. Il suo tono categorico "ed "ex cattedra" non permette alcun confronto che possa aiutare le menti degli individui ad aprirsi al mondo.
L'intellettuale è chi sa inseganre e impartitre lezioni sulla bellezza e l'essenza delle cose; e non parlo di trascendenza, ma di semplice strumento di "esemplificazione" dell'arte, delle lettere e della politica.
E ora a Gaber,
a parte il "Porta Romana Bella", che saprei cantare ancora a menadito, dopo quarant'anni, e con imitazione di voce perfetta, di lui mi è piaciuto uno dei suoi ultimi cavalli di battaglia.
"Cos'è la destra, cos'è la sinistra".
Quanta arguzia in questo pezzo. Quanta acutezza analitica sul filo a volte flebile e sottile che divide i due schieramenti,
trasformando le contrapposizioni in giochi di parole.
Il titolo giusto è "destra-sinistra" e non è tra gli ultimi cavalli di battaglia (il testo scritto con Luporini è del '94).
Non c'è gioco di parole: Gaber non è Dario Fo e Dario Fo non è Gaber.
Immagino che tu abbia vissuto gli anni '70 e saprai di certo che il cavallo di battaglia (come dici tu) di Gaber erano altri: Lo Shampoo, I borghesi, La Libertà e La chiesa si rinnova.
E' nò, mi spiace, ma il suo cavallo di battaglia anni '60 era proprio "Porta Romana", e fu un successone. Neanche Celentano lo scalzò quando uscì con quella canzone.
La cantava mezza Italia, e fu parecchio tempo tra i dischi più venduti di quel periodo.
Ape, per quel che riguarda la "facile ironia" in realtà parlavo in generale e non mi riferivo a te, anzi, ho apprezzato molto l'impostazione del post in cui hai citato puntualmente affermazioni diverse e differenti punti di vista (e giustamente non hai rinunciato a esprimere il tuo parere ;-)
Notavo solo che il luogo comune è sempre in agguato, e anzi chi stigmatizza e critica l'"intellettuale" in un certo senso gioca a fare il "controintellettuale" mettendosi in fondo sullo stesso piano.
E visto che si parla di canzoni, cito il verso "chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e gli intellettuali" e vi lascio il piacere di scoprire il resto del testo e l'autore (se non li conoscete già).
non mi definisco un'intellettuale,ma sono convinta di avere quell'umilità che non hanno molti volti della "tv intellettuale"..e come me tutti coloro che imparano dagli altri ed apprezzano le lezioni di chi sa più di loro.
impartire lezioni è facile, il confronto è difficile quanto ammettere che gli altri sanno più di te; Mughini, Sgarbi, La Porta ne sono i diretti interessati e dovrebbero capirlo bene.
bel post. però non parliamo di intellettuali in tv, lì è un pezzo che non se ne vedono. Per me intellettuale è quello che sa esprimere a parole il sentimento comune, che acquista sapere e che lo utilizza per migliorare se stesso e poi gli altri. Il tutto senza ostentare, ma con le orecchie tese a quello che gli altri hanno da dire. Secondo me i più intellettuali del nostro tempo sono i comici impegnati, i woody allen di manhattan..
nel dubbio rimando il suicidio e faccio un gruppo di studio , la lotta di classe le masse i testi gramsciani..far finta di essere sani.... complimenti per il blog e per gaber!!
raretracce.splinder.com
Gli intellettuali si staccano spesso dalla realtà e volano via.
Ma questi per me non sono veri intellettuali, ma ci si avvicinano molto.
Il vero intellettuale non saprei definirlo, ma in Italia non esiste o sono talmente pochi che non si riescono a far sentire.
Divisi in due tronconi, dove da una parte ci sono idee e dall'altra "soldi", spesso non coincidono e così l'intellettuale con i "soldi" propone perchè può farlo, stupide teorie e discussioni aride.
Pasolini criticava tutto ciò...quei paesi che hanno una vera classe borghese ed intellettuale mostrano un avanzamento culturale, politico e sociale tale da diventare dei modelli di democrazia (Svezia, Germania, Norvegia, Francia).
Da noi si contrappongono barche da 40 metri contro attici nel centro di Milano.
in opera: concordo tranne per il discorso dei paesi...mi spiego meglio: non si può dire che l'Italia abbia alle spalle una storia risicata in anni e intellettuali e poeti e scrittori e arhitetti e dottori..il problema nasce con la ns società: gli avi hanno lavorato bene, siamo noi che abbiamo distrutto secoli e secoli di arte e cultura.
raretracce:
"Far finta di essere un uomo con tanta energia
che va a realizzarsi in India o in Turchia
il suo salvataggio è un viaggio in luoghi lontani
far finta di essere sani.
Far finta di essere..."
zellon: ti quoto.
Un intellettuale... era mio nonno, sempre Ambrogio in ogni momento...
Servirebbero gli intellettuali, quelli veri. Quelli che non usano la cultura come forma di snobismo o selezione sociale, quelli capaci di stimolare riflessioni a chiunque, quelli che non barattano un po' di dignità per la presenza in un talk show. Quelli capaci di comunicare riflessioni profonde in maniera semplice, quelli che non hanno bisogno di rinchiudersi nei salotti.
Quelli che non sacrificano l'autonomia di pensiero per il bisogno di piacere, non narcisisti.
Quelli che in un mondo in cui tutto "Si Può..." e la trasgressione è diventata moda, riescono a essere così trasgressivi
da sapere essere anche normali.
Pasolini per me lo era, Benigni oggi lo è, poco altro
più intellettuali meno industriali - più intellettuali meno generali.
intellettuali veri ovviamente.
Nella citazione hai dimenticato: "Non arrossire".
Gli intellettuali sono di destra o di sinistra? Spesso mi pongo questa domanda e non ho risposte.
Gli intellettuali non dovrebbero essere schierati, solo uniti dall'amore, curiosità e interesse per la cultura e per la bellezza dell'arte e le scienze.
Bice
Marhall: "Non arrossire" fa parte delle canzonette del Signor G, quelle che cantava alla fine dei suoi spettacoli con la chitarra mentre il pubblico sussurrava la melodia.
Io intendevo le musiche del Teatro Canzone, quelle di "lotta politica e sociale", quelle che ti fanno sorridere per le prese in giro e per l'arguzia di battute.
"La chiesa si rinnova" è uno di quei testi.
Bice: fatta domanda ti sei data una risposta. Ben detto.
Ciao Ape, è la prima volta che vengo a farti visita, ho spulciato qua e là tra i tuoi post anche 'datati' e mi è piaciuto quello che ho letto.
Pesciolina anche tu, eh?
Il bello, per davvero, è che non si finisce mai di crescere :-))
Alla prossima!
Ciao
Frank
Frank, benvenuto nella mia modesta dimora..torna a trovarmi.
A me Gaber piaceva per le canzoni che ho detto e anche "La ballata del Cerutti". Quando le cantava, Tu non eri ancora nata.
Cosa ti sei persa!!!
Privilegio degli...anziani (sic).
Di quello che pensavo di lui come uomo, te l'ho detto in un mio post.
Marshall: io sono cresciuta con Gaber (i miei genitori sono suoi fans) ed ho anche avuto il piacere di conoscerlo quando avevo 3 e 7 anni.
Hai mai assistito ad un suo spettaclo? Se nn lo hai fatto, forse Tu ti sei perso qualcosa. Se riesci a recuperare qualche suo video, ti invito a guardarlo.
Capirai che le canzoni che hai citate tu, sono canzonette a confronto delle altre di "lotta".
Rimane che la Ballata del Cerutti è rimasta nel mio cuore come Lo Shampoo.
piccolo inciso: Gaber non è per anziani,non sentirti "vecchio" non lo sei.
Due volte.
La prima fu a 16 anni.
In gruppo ci sobbarcammo 12 km a piedi andata, più ritorno.
Cantava già Porta Romana e Cerutti.
Quell'anno era l'idolo delle ragazzine, e i maschietti lo imitavano.
Non mi sento vecchio, ma rispetto alla vostra età c'è un bel divario di tempo.
Bice,
sei grande.
Che bella definizione hai dato degli intellettuali.
"Gli intellettuali non dovrebbero essere schierati"!!
E invece, quanti si "vendono"!!!!
ben detto bice, gli intellettuali di questo periodo sono schierati...in prima fila in TV!
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