Friday, 23 February 2007

qualche scatto

penso che debba acquisire professionalità: nella cucina, nella fotografia e nel giornalismo...nelle mie passioni prime se voglio insrirle nel cv...

però un dubbio mi viene: se l'arte è passione e pulsione, personalità rispecchiata nella realtà, perchè la professionalità deriva dal giudizio di altri? perchè per acquisire serietà e competenze devo pagare e pormi sotto la lente di chi, potrebbe avere il mondo girato e non aprezzare la mia gioia nella preparaione di un piatto?

concordo con lo studio delle tecniche, dei giusti abbinamenti, della scelta di soluzioni, ma non transigo nella correzione di articoli o bozze che devono prendere volontariamente una certa piega...concordo nella ncessità di appropriarsi di criteri visivi e olfattivi, ma le credenze sono consuetudini, non postulati...

8 comments:

Anonymous said...

apeindiana You are on newspaper!

Sonia said...

non lo dire a me guarda! io penso questo la professionalità non è arte, è professionalità. e la professonalità purtroppo non è sempre mondo del lavoro. c'è qualcuno che lavora con la pancia, bruciando un sacco di buone idee propositi, solo perchè ritiene il suo giudizio più valido del tuo. Qui il dramma, arrabbiarsi o mandarli in xxx?
se ti pagano lo stesso la seconda ti dovrebbe... salvare il fegato, dovrebbe...
ho ingarbugliato ancora di più il tuo pensiero?

Kia said...

Secndo me e` un discorso di moda. M non meramente per i vestiti, ma proprio per tutto. Ora sopratutto in discipline artistiche i critici giudicano in base alle credenze del momento, creando casi eclatanti di gente morta povera in canna che oggi ha opere valutate milioni di euro. Ma questo e` vero, magari, non in maniera tanto forte, per tutte le professioni. Trovo assurdo che una mia competetnza non venga riconosciuta se non ho un pezzo di carta che certifica che, in effetti, la possiedo.

Saint Andres said...

Io ho sempre tirato una line anetta tra le mie passioni e quello che devo fare per lavoro/scuola o semplicemente perché devo farlo bene.
Insomma le passioni sono impulso, genio e sgregolatezza, non hanno regole, sono solo la trasposizione nella vita reale di quello che ci sentiamo dentro.
Delle critiche degli altri io faccio a meno, d'altronde una passione è qualcosa che viene dal cuore, molte volte senza passare dl cervello.
Questo è il bello, a volte vengono fuori cose che tutti possono comprendere a volte sono cose che comprendiamo solo noi ma per me questo non ha importanza.

aroti said...

anonimo: wow


sonia: il paradosso della società nascente è che se uno "stronzo" non certifica che tu hai acquisito certe competenze, allora in pochi ti danno fiducia...
ai tempi di mio padre, il datore di lavoro ti metteva in prova, se non vedeva risultati, ti mandava a casa..

kia: altro paradosso è che se trovi quello a cui piacciono tuoi lavori e ti riconosce competenza, non vuol dire che la stessa piaccia ad un altro..
l'argomentazione sulla moda è elemento centrale del discorso.

saint: d'accordo con te, ma se con quella passione ci vuoi lavorare? allora devi tener presente che non a tutti potrebbe piacere..nel mondo del lavoro, non puoi abbandonare una mansione perchè non ti senti libero di esprimerti come vuoi..il lavoro è dedizione e concentrazione ma anche prosecuzione di una linea/politica produttiva.

Anonymous said...

Non hai tutti i torti, ma come puoi pensare di affrontare un lavoro senza avere le basi e senza conoscere i criteri, i teoremi diq quella disciplina?
A mio avviso, se si vuole fare di una passione un lavoro, almeno inizialmente, bisogna cercare di imparare da chi ha più esperienza ed è del settore; la vena artistica verrà nel tempo.

ANNA

Saint Andres said...

Se ci vuoi lavorare è un bel problema.
Con il passare degli anni ho capito che le mie passioni devono rimanere passioni, in quanto tali nascono dal cuore, a volte a cascata a volte a goccie. Insomma non potrei mai lavorarci, nonostante tutti mi diano suggerimenti tipo: "dai sei bravo col pc perchè non hai scelto informatica all'università?", "ti paicciono le auto, perché non cerchi qualcosa che abbia ache fare con l'auto?" e via dicendo.
La mia risposta è che non mi piace essere costretto a fare quello che più amo, non mi verrebbe più spontaneo.
Di certo ci vuole bravura anche nel far diventare una passione il proprio lavoro (non che il lavoro che ho in mente di fare non mi appassioni, anzi!). Per adesso non me la sento.

aroti said...

anna, ed infatti io non critico chi deve insegnarmi, non sono mica "nata imparata"..io non concepisco chi mi giudica in grado di competere in certe materie: la competenza nell'arte è sì il possesso di concetti base, ma anche capacità di saper arrivare allo spirito della gente...però essendo personale l'arte, come si può giudicare qls di così strettamente legato alla persona?


saint: ci vuole bravura e dimestichezza nel saper scindere, anche lì, cosa si fa per diletto e cosa per dovere..